storia della Opera Messa della Carità

Fin dalla sua fondazione, il Convento di via Canova dei Carmelitani Scalzi ha voluto impegnarsi concretamente a favore dei poveri e degli ultimi della società.
Così nel 1904, per iniziativa di padre Gerardo Beccaro, fondatore del convento, fu creata l'"Opera dei piccoli derelitti" che nel 1909 fu addirittura pronta ad attivarsi in soccorso delle popolazioni colpite dal terremoto a Reggio Calabria e a Messina.
In queste iniziative, padre Gerardo ebbe come prezioso collaboratore padre Atanasio Galletti, che gli successe poi come animatore delle varie attività caritative. Sacerdote colto, di cui si ricordano i contatti con don Carlo Gnocchi, don Primo Mazzolari e padre Agostino Gemelli, fu il responsabile della fondazione nel 1932 della “Messa della carità”.
Sul principio, egli cominciò ad avvicinare e a raccogliere i «barboni», come a Milano chiamiamo i mendicanti affettuosamente, senza alcuna sfumatura dispregiativa. Li andava
a cercare al parco, dove erano soliti passare la notte sulle panchine, e li invitava ad assistere alla domenica ad una messa celebrata appositamente per loro. Ci volevano certo molto coraggio e autorevolezza per convincere ad un atto di vita comunitaria quelle persone individualiste, abituate a vivere ai margini della società, ribelli ad ogni convenzione e disciplina.
Ma ci voleva forse un coraggio anche maggiore ad imporre una tale presenza in un quartiere fra i più signorili di Milano. Eppure, padre Atanasio riuscì a compiere il miracolo di far accettare i suoi protetti e di abituarli ad un comportamento più socievole e civile, fino a portarli a seguire le funzioni domenicali con compostezza e partecipazione.
Così nel 1904, per iniziativa di padre Gerardo Beccaro, fondatore del convento, fu creata l'"Opera dei piccoli derelitti" che nel 1909 fu addirittura pronta ad attivarsi in soccorso delle popolazioni colpite dal terremoto a Reggio Calabria e a Messina.
In queste iniziative, padre Gerardo ebbe come prezioso collaboratore padre Atanasio Galletti, che gli successe poi come animatore delle varie attività caritative. Sacerdote colto, di cui si ricordano i contatti con don Carlo Gnocchi, don Primo Mazzolari e padre Agostino Gemelli, fu il responsabile della fondazione nel 1932 della “Messa della carità”.
Sul principio, egli cominciò ad avvicinare e a raccogliere i «barboni», come a Milano chiamiamo i mendicanti affettuosamente, senza alcuna sfumatura dispregiativa. Li andava
a cercare al parco, dove erano soliti passare la notte sulle panchine, e li invitava ad assistere alla domenica ad una messa celebrata appositamente per loro. Ci volevano certo molto coraggio e autorevolezza per convincere ad un atto di vita comunitaria quelle persone individualiste, abituate a vivere ai margini della società, ribelli ad ogni convenzione e disciplina.
Ma ci voleva forse un coraggio anche maggiore ad imporre una tale presenza in un quartiere fra i più signorili di Milano. Eppure, padre Atanasio riuscì a compiere il miracolo di far accettare i suoi protetti e di abituarli ad un comportamento più socievole e civile, fino a portarli a seguire le funzioni domenicali con compostezza e partecipazione.

Dopo la storica riunione dell'ultima domenica di gennaio 1932 che iniziò la serie delle «Messe della carità» e vide raccolti in Chiesa i primi 235 barboni, ancora riottosi e diffidenti, le presenze domenicali si fecero sempre più numerose, con punte che toccarono, specialmente negli anni del dopoguerra, le 1400 unità.
Dopo la Messa, a ciascun partecipante veniva dato un sacchetto con il pranzo, che per molti forse costituiva l'unico pasto decente della settimana. Più tardi si poté organizzare la mensa, nei locali attrezzati sotto la portineria del Convento.
Dopo la morte di padre Atanasio, avvenuta nel 1960, l'attività della «Messa della carità» è continuata, con lo stesso fine della promozione umana degli emarginati, anche se con criteri più adeguati ai tempi.
Oggi padre Giulio Pozzi, attuale responsabile della "Messa della carità" è assistito da numerosi volontari.
Lo spirito in cui l'Opera si muove può essere sintetizzato, nel motto: "Dalla messa alla mensa".
Partita da preoccupazioni di assistenza religiosa, mira ora a venir incontro globalmente a tutti i bisogni del povero.
Oggi, i tradizionali barboni sono meno della metà degli assistiti; gli altri sono extracomunitari, per lo più giovani e non cristiani. La crescente crisi economica mondiale, inoltre, ha aumentato ancora il numero dei bisognosi che bussano alla nostra porta. Si deve cercare prima di tutto di offrire un ambiente accogliente e familiare, di comprendere la persona nella sua più profonda interiorità, al di là dei pur preziosi aiuti materiali che si possono offrire.
Il servizio prestato ha così compiuto una progressiva maturazione, alla luce dei mutamenti sociali avvenuti negli ultimi decenni. L’intento immutato è sempre quello di offrire ai fratelli più bisognosi, da parte di tutta la comunità carmelitana e dei volontari, una capacità di ascolto, una condivisone di vita, che trasforma il servizio reso agli ultimi in un luogo di evangelizzazione reciproca. Le persone impegnate nella caritativa traggono dalla loro esperienza forza e ispirazione perché la Messa diventi sempre più Mensa, impegno a servire il povero in umiltà e amore.
Il tradizionale servizio del pasto caldo domenicale si è trasformato, a partire dall’anno 2002, nella distribuzione ogni giorno, domeniche e festività comprese, di un pranzo completo, che i volontari servono dal banco di distribuzione della mensa modernamente attrezzato. E’ mantenuto il servizio guardaroba del giovedì, che distribuisce vestiario, coperte scarpe, prodotti per l’igiene personale, e altri generi di necessità.
L’Opera si regge esclusivamente grazie a donazioni di privati, offerte, forniture gratuite e con la prestazione di circa 100 volontari che garantiscono lo svolgimento dei servizi.
Dopo la Messa, a ciascun partecipante veniva dato un sacchetto con il pranzo, che per molti forse costituiva l'unico pasto decente della settimana. Più tardi si poté organizzare la mensa, nei locali attrezzati sotto la portineria del Convento.
Dopo la morte di padre Atanasio, avvenuta nel 1960, l'attività della «Messa della carità» è continuata, con lo stesso fine della promozione umana degli emarginati, anche se con criteri più adeguati ai tempi.
Oggi padre Giulio Pozzi, attuale responsabile della "Messa della carità" è assistito da numerosi volontari.
Lo spirito in cui l'Opera si muove può essere sintetizzato, nel motto: "Dalla messa alla mensa".
Partita da preoccupazioni di assistenza religiosa, mira ora a venir incontro globalmente a tutti i bisogni del povero.
Oggi, i tradizionali barboni sono meno della metà degli assistiti; gli altri sono extracomunitari, per lo più giovani e non cristiani. La crescente crisi economica mondiale, inoltre, ha aumentato ancora il numero dei bisognosi che bussano alla nostra porta. Si deve cercare prima di tutto di offrire un ambiente accogliente e familiare, di comprendere la persona nella sua più profonda interiorità, al di là dei pur preziosi aiuti materiali che si possono offrire.
Il servizio prestato ha così compiuto una progressiva maturazione, alla luce dei mutamenti sociali avvenuti negli ultimi decenni. L’intento immutato è sempre quello di offrire ai fratelli più bisognosi, da parte di tutta la comunità carmelitana e dei volontari, una capacità di ascolto, una condivisone di vita, che trasforma il servizio reso agli ultimi in un luogo di evangelizzazione reciproca. Le persone impegnate nella caritativa traggono dalla loro esperienza forza e ispirazione perché la Messa diventi sempre più Mensa, impegno a servire il povero in umiltà e amore.
Il tradizionale servizio del pasto caldo domenicale si è trasformato, a partire dall’anno 2002, nella distribuzione ogni giorno, domeniche e festività comprese, di un pranzo completo, che i volontari servono dal banco di distribuzione della mensa modernamente attrezzato. E’ mantenuto il servizio guardaroba del giovedì, che distribuisce vestiario, coperte scarpe, prodotti per l’igiene personale, e altri generi di necessità.
L’Opera si regge esclusivamente grazie a donazioni di privati, offerte, forniture gratuite e con la prestazione di circa 100 volontari che garantiscono lo svolgimento dei servizi.